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"FAME DI ASCOLTO EMPATICO"

"FAME DI ASCOLTO EMPATICO"

  • Francesca Di Sarno

Durante le Sessioni Individuali di Counseling che porto avanti da tanti anni, spesso i miei assistiti mi hanno più volte fatto notare quanto sia raro trovare persone in grado di ascoltare, inoltre di farlo in modo empatico, autentico.

Secondo loro è più diffusa la tendenza a voler esternare e richiedere attenzioni continue, che il dare ascolto agli altri.

Queste considerazioni mi hanno fatto riflettere di quanto una mancata capacità di ascolto reale possa far vivere nelle persone una forte sensazione di solitudine interiore, che si traduce in una mancanza di calore umano, di Amore.

Per far fronte a tutto ciò è importante sviluppare l’empatia, quella risorsa che ci consente, grazie anche alle doti di intuito e di sensibilità tipiche delle persone empatiche, di entrare in contatto immediato e profondo con le emozioni delle persone, senza perdere la propria identità. È la competenza alla base dell’intelligenza emotiva, che possiamo avere innata o che si può coltivare attraverso un allenamento specifico.

Infatti, ritengo assolutamente necessario stimolare le persone a sviluppare la capacità di “ascolto attivo”, come definito da Carl Rogers, fondatore del Counseling Umanistico-Esistenziale. Mi riferisco ad un “ascolto empatico”, assertivo, vero, profondo, attento, sia nei confronti degli altri, che di sé stessi, per coltivare una relazione intima ed emotivamente autentica con le persone.

Cosa significa ascoltare una persona in modo empatico?

Significa mettere il focus, in quel momento, sul suo bisogno di espressione, comprensione, sostegno e di farlo in sospensione di giudizio e in accettazione incondizionata dell'altro. Questo senza perdere di vista la propria individualità, ovvero senza annullarsi, per rispondere unicamente al bisogno dell’altro.

Significa fare domande che mostrano un reale interesse a ciò che l’altro sta dicendo, cercando di approfondire il discorso, per conoscere il suo punto di vista e comprendere le sue emozioni.

Significa mettere momentaneamente da parte il proprio ego, per abbracciare il mondo dell'altro, facendogli da specchio attraverso un feedback costruttivo e non manipolativo.

Significa anche essere in ascolto di sé, rimanendo in contatto con ciò che si sta provando in quel momento, ovvero con le proprie sensazioni, emozioni e bisogni, stimolati dalle parole altrui, per ascoltarsi e saper mettere i giusti confini con l’altro nel modo più assertivo possibile.

Significa far sentire la propria presenza alla persona che si sta ascoltando, trasmettendo la propria partecipazione attiva, energia ed attenzione nei confronti di quanto l'altro sta esprimendo in quel momento, pur mantenendo la giusta distanza emotiva.

Significa evitare di far sentire l’altra persona valutata, interpretata, analizzata, offrendo consigli e soluzioni non richiesti, che potrebbero trasmettere nell’altra persona eventuali sensazioni di inadeguatezza, disagio e mancata autonomia.

Significa scegliere di dedicare il proprio tempo, la propria attenzione e la propria energia all'altro, soddisfacendo il suo bisogno di sentirsi ascoltato, visto, considerato, compreso, accolto, sostenuto, incoraggiato, o stimolato in quel momento.

Quando ci si sente realmente ascoltati da qualcuno, si nutre un profondo senso di gratitudine nei confronti di chi ci ha ascoltato, perché si è avvertita una fusione tra due mondi, in cui si è toccata l’Anima con un vero calore umano, manifestando comprensione, rispetto e sensibilità nei confronti dell’altro.

Per ascoltare davvero un'altra persona, a mio avviso, è importante dunque che, di fronte a tale richiesta, chi è invitato all'ascolto comprenda dentro di sé se sia realmente disposto a farlo. Questo perché ascoltare l'altro è un dono, un atto generoso di apertura di cuore verso il mondo altrui. In quanto tale non va preteso, come potrebbe fare un bambino con i propri genitori, facendo i capricci e battendo i piedi.

Ascolto spesso i miei assistiti dire che, nei loro rapporti con le persone, gli altri “li fanno sentire come delle pattumiere", in cui possono riversare tutti i loro malesseri, problemi, ansie, facendo leva sul loro essere persone comprensive e sensibili. Si tratta qui di fare un lavoro profondo su di sé, per divenire consapevoli del proprio potere personale, imparare a mettere i giusti confini tra sé e l'altro, riconoscendo a sé stessi il diritto di esistere, oltre a divenire consapevoli che, in questi casi, si tende ad attribuire agli altri un valore superiore, mettendoli su un piedistallo, a proprio discapito.

Ascoltare un'altra persona vuol dire fare una scelta consapevole che richieda una sincera "disponibilità emotiva" nei confronti dell'altro. Infatti, l'ascolto dell'altro non deve far sentire depredati, risucchiati energeticamente, schiacciati emotivamente, pressati psicologicamente.

Altrimenti chi fa così è più concentrato sul dare attenzione unicamente al mondo esterno, non vedendo sé stesso, per via di eventuali bisogni emotivi infantili irrisolti, che lo porta a perdere la propria individualità, rinunciando alla propria centratura interiore, ammesso che le abbia mai sviluppata in sé.

Questo perché spostando il focus solo sull'altro, si rischia di perdere completamente energia, perché si abbandona il contatto con sé stessi, rilasciando un’energia eccessiva all’esterno, fino a sentirsi svuotati e scarichi. Non è l'altro dunque ad abusare delle energie di chi ascolta, come se fosse un "vampiro energetico", bensì è chi ascolta in quel momento che non riesce a gestire le proprie energie, dosandole in modo appropriato, mostrando all’altra persona i propri limiti.

L'ascoltare realmente qualcuno dunque non deve essere un atto spinto dalla sensazione di pressione psicologica, ricatto emotivo, o dal "sentirsi in dovere di". È una scelta che va fatta con il cuore, per poter trasmettere sinceramente all'altro: "io in questo momento sono qui per te e sono disponibile ad accoglierti senza giudizio".

Questo perché quando l'ascolto risulta forzato fa male sia a chi desidera essere ascoltato, che percepisce uno sforzo dato da un senso di costrizione vissuto dall'altra persona e non una sentita e reale disponibilità a farlo, sia nella persona che dovrebbe ascoltare, che si sente vincolata a farlo contro la sua volontà. In questi casi, nel rispetto delle due parti e dei bisogni reciproci, per il bene di entrambi, sarebbe meglio comunicare in modo chiaro, rimandando possibilmente ad un momento migliore, in un contesto più favorevole, l'incontro tra i due mondi, affinché ci sia una reale disponibilità al dialogo, affinché questo possa risultare realmente efficace e costruttivo.

L'ascolto empatico, ovvero quello che avviene in sospensione di giudizio e accettazione incondizionata dell'altro, insieme alla congruenza interiore rientrano tra le abilità che un Counselor deve sviluppare, insieme al proprio "saper essere", per lavorare alla relazione con l'altro.

Allo stesso tempo l'ascolto empatico è una facoltà che ognuno di noi dovrebbe conoscere e allenare, per creare una comunicazione autentica e sana con l'altro, così da costruire relazioni sempre più armoniche.

Francesca Di Sarno
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Cell: +39.340.58.88.027
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