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LA BEN-ATTIA: UNA LIBERAZIONE VERSO IL BEN-ESSERE

LA BEN-ATTIA: UNA LIBERAZIONE VERSO IL BEN-ESSERE

  • Francesca Di Sarno

 La malattia, o meglio la "ben-attia", giungendo nella vita con la potenza di un’alluvione che raccoglie e porta via i detriti di ciò che non serve più, arriva per offrire la possibilità all’individuo di guarire i vari corpi: fisico, energetico, emotivo, mentale e spirituale.

Aiuta a liberare l'organismo dall'accumulo di macerie derivate da pensieri tossici, irrisolti emotivi, conflitti con gli altri, emozioni spiacevoli, che non essendo stati affrontati in precedenza dalla persona sono scesi sul piano corporeo, manifestandosi e prendendo le sembianze di mali, dolori, fratture, distorsioni, malattie, febbre, raffreddori, influenze e molto altro.

Il pesante fardello emotivo e mentale ha reso densa l'energia della persona, schiacciandola e spingendola ad abbandonare sé stessa, a trascurarsi, risucchiata energeticamente da vampiri interiori o esteriori che l'hanno portata a distogliere l'attenzione sul suo Qui e Ora, non considerando i propri bisogni, indebolendosi sempre più fino ad ammalarsi.

La persona, arrivando a stare male, ha interrotto così la relazione che aveva inconsciamente con sé stessa, allontanandosi da sé e smarrendo la propria strada.

La guarigione che avviene in seguito alla "ben-attia" permette così l'espulsione delle energie sopite nel corpo, manifestate sotto forma di sintomi fisici, per ricreare una condizione di armonia a livello energetico e aiutare la persona a ritrovare il proprio Ben-Essere.

Come nel caso della "ben-attia" sul piano fisico, anche la "ben-attia" sul piano emotivo ha il suo peso.

In un caso e nell'altro l'Anima sta dicendo a gran voce all'Ego della persona di ascoltarla, le sta intimando con tutte le sue forze di prendersi cura di sé, di non trascurare i propri bisogni, di non soffocare i propri desideri, di non spegnere i propri sogni.

In altre parole di non separarsi da sé stessa, di non annichilire ciò che veramente lei è e ciò che può manifestare nella realtà quotidiana, attraverso lo sviluppo della propria unicità.


Ugualmente la sofferenza del cuore, che emerge con irruenza quando si sente sanguinare le proprie ferite emotive irrisolte, è simile ad un vulcano che erutta, portando in superficie un magma interiore, un groviglio emozionale, che si pensava essere ormai morto e sepolto nelle profondità degli abissi, che esce allo scoperto d'improvviso con tutta la sua forza, ancora vivido, bruciante, invischiante.

La veemenza di questa emersione fa comprendere come ciò che viene schiacciato e nascosto in fondo all'inconscio accumula una tensione interiore così forte da esplodere prepotentemente e sorprendentemente, al di fuori di ogni controllo. Questo fenomeno potente di fuoriuscita della sofferenza è molto destabilizzante, spiazzante, inducendo nella persona un profondo senso di disorientamento, isolamento e solitudine.


Allo stesso tempo porta in dono la possibilità di vedere ed entrare in contatto, forse per la prima volta, con tutto ciò che la persona aveva dentro e che non aveva mai avuto il coraggio di osservare, sentire pienamente, affrontare e trasmutare per il proprio bene.


Attraverso l'emersione della sofferenza, attraverso la manifestazione del dolore, la persona ha l'opportunità di vedere ciò che aveva sempre evitato di vedere, per risvegliare la propria coscienza e cambiare il proprio modo di essere al mondo.

Ha la possibilità di cominciare a prendersi cura del proprio Bambino Interiore e per iniziare a vivere forse la storia d'Amore più importante della sua vita in modo consapevole ...

quella con sé stessa,per imparare ad amare realmente gli altri, senza usarli come oggetto di compensazione dei propri vuoti emotivi.

In questo senso la ben-attia va benedetta per la grande occasione di trasformazione dell'individuo che porta dentro e fuori di sé, stimolandolo a vedersi, accettarsi e amarsi.

 


FRANCESCA DI SARNO

(10.2.2023)

 

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